giovedì 24 luglio 2014

Una bravata da film americano

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La mensa era piena di ragazzi. Lunghe file di tavoli percorrevano la grande stanza.  I due neri che servivano avevano la solita faccia scocciata. Le patatine sapevano di olio vecchio di mesi. Fabio guardò Simone sollevando con la forchetta la pasta scotta ai quattro formaggi.
" Ma possibile che in questa cavolo di mensa non c'é mai un pasto decente??!!"
Simone sollevò gli occhi scuri dal piatto e guardò il suo amico:
" Secondo me é proprio una questione che gli Inglesi non sanno fare da mangiare.. Poi figuriamoci quando devono cucinare pasti per centinaia di ragazzi affamati.. "
"Sará, io comunque vado a prendermi una banana.. Almeno quella non la devono cucinare si spera."
Fabio si alzò dalla sedia con aria scocciata. Scuotendo i capelli ricci e aggiustandosi gli occhiali rotondi, si diresse con passo deciso verso i lunghi tavoli dove veniva servito il cibo. Fabio odiava mangiare male, da buon italiano che non aveva mai conosciuto terre lontane, sognava la cara e vecchia pasta al forno di mamma. D'altronde lui nemmeno ci voleva venire in quella cavolo di Inghilterra. Era stata un'idea della mamma di Simone che poi aveva convinto la sua. Una sera a tavola sua madre, guardando il telegiornale e senza distogliere gli occhi dalla televisione,  gli aveva detto:
" Allora Fabio ci vuoi andare in Inghilterra a imparare un pò di inglese? Mi ha chiamato Anna dicendo che organizza tutto lei. Dai che tu e Simone vi divertite lassù."
Simone azzannando la cotoletta, con la bocca piena aveva risposto:
"Va bene. Tanto non saprei che fare qui da solo a casa."
Era pentito di aver dato quella risposta. Li faceva tutto schifo. Nei corsi della mattina lo avevano diviso da Simone e aveva un insegnante stupido e grasso. Ad ogni modo forse  stare a casa sua sarebbe stato ancora piú deprimente. Con quel caldo afoso e senza il suo migliore amico. Cosa avrebbe fatto tutto il giorno? Almeno qui poteva divertirsi con Simone nelle ore libere del pomeriggio. Mentre tornava al tavolo con una banana in mano, pensò  che se proprio dovevano restare in quel posto per altri 10 giorni,  quella trasferta in Inghilterra doveva prendere una piega diversa. Ci voleva qualcosa che rendesse quella vacanza indimenticabile.
Lanciò la banana sul piatto e guardò gli occhi neri di Simone con aria decisa. Si sedette velocemente.

" Simo.. Dobbiamo dare una lezione a questi inglesi.. "
" che vuoi dire?" Rispose l’amico.
" Dai dobbiamo vendicarci per questo cibo di merda. E poi questa specie di vacanza é una gran sega. Il supermercato in fondo al college ce l'hai presente?. Ecco, noi prendiamo una borsa e lo svaligiamo. Come nei film americani.. Ti sta??"

Simone guardò incredulo l'amico. Faceva sul serio? Davvero voleva fare questa cavolata? Era un rischio troppo grande.
" Ma Fabio tu sei scemo. Se ci beccano? Guarda che poi ci rispediscono a casa e i nostri genitori ci fanno neri."
" Beh vuoi dirmi che sarebbe così male tornare a casa? Dai su. Pensaci bene. Non abbiamo niente da perdere."
Simone riprese a mangiare lentamente l’ imitazione di pasta che galleggiava sul suo piatto, non voleva dare una risposta affrettata a quella proposta così folle del suo migliore amico. Sollevò gli occhi e guardò i ragazzi che sedevano affianco a loro. Quel pazzo di Fabio nemmeno si era assicurato che gli altri non li stessero ascoltando.
" Simo tranquillo. Questi vicino a noi sono tutti bulgari e cinesi. Non capiscono niente di quello che diciamo." 
" Si ma Fabio io devo pensarci. Mi sa di una stronzata colossale. Finiremo sicuro male. Non lo so.."
Fabio cominciava ad innervosirsi. Fissò lo sguardo sulla polo bianca dell'amico. 
" Simo sei una sega. Sempre a fare il vecchietto. Io vado in camera."
Fabio fece per alzarsi, ma l'amico lo prese per la camicia a quadri e lo fece ricadere sulla sedia. Simone fissò quegli occhi nascosti dietro gli occhiali rotondi.
" Lo sai che mi da fastidio quando dici che sono un vecchio.."
Fabio accennò un sorriso. Sapeva dall'inizio quale era la tecnica giusta per convincere l'amico. Aveva funzionato anche questa volta.
" Va bene facciamolo. Ma se ci scoprono e ci mandano a casa ci parli tu con i nostri genitori e gli spieghi che è stata una tua idea."
" Tranquillo Simo.. di film americani ne ho visti tanti. Vedrai che non ci becca nessuno."
I due presero i rispettivi vassoi e li svuotarono nei grandi cestini. Uscirono dalla sala con passo svelto. Fabio fece una smorfia al nero che serviva. Simone gli diede una spinta e aprendo la porta, fece un sorriso a quella ragazza bionda che fissava da qualche giorno. Era troppo carina. Bionda, alta. Chissà da dove veniva.  Fatta quella specie di cavolata del furto ci sarebbe andato a parlare. Guardò Fabio fiondarsi su per le scale che portavano ai dormitori. Lo seguì di corsa.
Entrarono nel dormitorio maschile. Lunghi corridoi di camere e grandi bagni in comune posti alle estremità. I due si chiusero  nella stanza di Fabio. Sul letto accostato al muro c'erano parecchi fumetti. Una scrivania davanti alla finestra fungeva da armadio. Per terra calzini sporchi e mutande. Fabio non era mai stato un tipo ordinato. Simone non rimase di certo sorpreso di tutto quel casino. 
" Allora Simo senti un po’ come ci organizziamo. Entriamo tutti e due nel supermercato. Tu prendi un carrello piccolo e resti vicino all'ingresso. Mentre sorvegli l'entrata e ti assicuri che non ci siano guardie o persone strane che entrano, metti delle cose a caso nel carrello. Io intanto con la mia borsa prendo tutto quello che posso dai banconi del negozio. Poi, quando ti faccio un cenno con la mano, andiamo tutti e due davanti alla cassa, così nessuno si insospettisce.  Di fronte alla cassiera io dico  che ti aspetto fuori. Esco e sorveglio l'entrata e la strada. Tu intanto paghi la roba del carrello ed esci tranquillamente con le buste. Poi ovviamente corriamo qui nei dormitori e ci mangiamo tutto quello che abbiamo rubato. Allora che ne pensi??"
Simone si fece spazio nel letto spostando i giornaletti. Restò per un attimo a fissare la moquette blu sporca e vecchia. L'idea di Fabio non era male. Poteva funzionare. Ma sarebbe riuscito a mantenere la calma mentre pagava alla cassa? Ci doveva provare, sennò poi chi lo sentiva quello altri 10 giorni?
" Penso che è una buona idea. Quando lo vogliamo fare?"
" Stasera. Quando i ragazzi cominciano ad andare a mensa e il supermercato è sicuramente vuoto."
" Va bene. Allora adesso scendiamo a giocare a basket?"
" Ok. Aspetta che ritrovo i calzini."
Il pomeriggio passò presto. Fabio e Simone erano la coppia più forte a pallacanestro di tutto il college. I russi provavano sempre a sfidarli ma ne uscivano puntualmente sconfitti. Quel pomeriggio, sotto gli occhi della bionda carina di cui Simone ancora non sapeva il nome, la super coppia vinse di un solo punto. Fabio, grondante di sudore, guardò l’amico.
“ Simo.. abbiamo rischiato di perderla questa. Allora.. il motivo per cui stai giocando di merda è che sei preoccupato per stasera o la biondina lassù che continua a fissarti?”
“ Non lo so. Credo entrambi.”
Finita la partita i due salirono nelle rispettive camere. L’ora del furto stava per arrivare. Andarono alle docce insieme e si cambiarono velocemente. Alle 6 e 30 erano sotto le scale del dormitorio. Fabio con la solita camicia a quadri rossa e gli occhiali rotondi appannati. Simone con una maglietta nera e uno sguardo ansioso. Fuori il cielo era diventato grigio, piccole gocce di pioggia cominciavano a cadere sull’asfalto.
Per arrivare al supermercato presero la via che passava dietro il college. Non volevano che insegnanti o compagni vari, li vedessero andare verso il luogo del delitto.
Arrivarono davanti alla porta scorrevole del negozio. La solita ragazza dai capelli neri e i fianchi tondeggianti sedeva alla cassa. Un anziano signore stava pagando. I due ragazzi osservarono attentamente l’interno del supermercato.
“ Dai Simo.. appena va via il vecchio entriamo. Sembra che non c’è nessun altro dentro.”
“ Ma Fabio una cosa. Sei sicuro che non ci sono telecamere?”
“ Si, ho controllato l’ultima volta che siamo venuti a prendere le patatine.”
Simone alzò gli occhi al cielo e azzardò una preghiera. Se lo avessero rimandato a casa sua madre lo avrebbe messo in punizione per il resto dell’ estate. Ne era convinto. Fece un respiro profondo. In quel momento il vecchio uscì dal supermercato. Guardò i due ragazzi con aria interrogativa, poi lentamente, portando avanti il suo bastone, si diresse verso una vecchia macchina rossa. Fabio senza parlare fece un gesto all’amico e i due entrarono. La ragazza alla cassa giocava con l’Iphone. Simone prese il carrello e si posizionò vicino all’entrata. Prese dal bancone dei rotoli di carta igienica e due dentifrici. Cercò di captare con lo sguardo l’amico. Vide i capelli ricci e la borsa verde che comparivano e scomparivano dai piccoli corridoi del supermercato. A Simone parve che fossero lì da ore, ogni secondo sembrava durare un’eternità. Finalmente, dopo qualche buon secolo, Fabio gli fece un cenno con la mano. Con passo lento e tendendo sempre d’occhio l’ingresso, Simone si avviò verso la cassa. La ragazza dai fianchi larghi guardò i due ragazzi con aria sospetta. Cominciò a passare sulla macchinetta la carta igienica che Simone prontamente aveva messo sopra il bancone. Fabio abbozzò in un inglese più simile al siciliano che non a qualche altre lingua: “ I wait you outside!”. Voleva essere sicuro che la cassiera capisse.  Tutto sembrava filare liscio. Simone si diresse all’uscita con due buste bianche, salutando la ragazza dai fianchi tondi. Fuori dal negozio i due si guardarono e si scambiarono un reciproco sorriso. Fabio stava per dire qualcosa all’amico quando questo lo prese per la camicia e lo girò bruscamente. Davanti a loro camminava con passo svelto e pesante, l’insegnante grasso e stupido di Fabio. Si dirigeva proprio verso di loro, verso l’ingresso del supermercato. I due amici si guardarono con occhi carichi di panico. Cominciarono a camminare verso i dormitori. Si incrociarono con il grassone che sorrise ad entrambi. Passato il veloce incontro i due ragazzi, in preda ad una scarica di adrenalina, cominciarono quasi d’istinto a correre. Simone aveva preso velocità, la paura lo faceva correre più delle urla del loro allenatore di pallacanestro. D’un tratto fù costretto a fermarsi. Sentì un urlo e si voltò. Fabio era inciampato su un sasso. La borsa verde era caduta e si era aperta. Il grassone, che aveva sentito il botto, si era voltato e ora si stava dirigendo verso Fabio e il suo ginocchio sanguinante. Simone guardò l’amico. Lui gli fece un gesto con la mano che voleva esprimere un semplice concetto: scappa finchè puoi. Il grassone era ormai vicinissimo a Fabio. Simone cominciò ad allontanarsi ma, quando in lontananza vide i dormitori, fu preso da un tremendo senso di colpa. Poteva lasciare lì il suo amico? Poteva essere così bastardo? Beh però gli aveva detto lui di scappare.. Si ma poi che avrebbe fatto al college senza Fabio se lo rispedivano a casa? Tornò indietro correndo. Trovò l’insegnante che sollevava Fabio e la borsa piena di merce rubata. L’amico scosse la testa vedendolo arrivare. I due non parlarono mentre venivano condotti negli uffici dei responsabili del college.

Un’ora dopo Fabio e Simone erano seduti sul letto pieno di giornaletti. Avevano i cellulari in mano e aspettavano con paura e ansia la chiamata delle rispettive mamme. La preside gli aveva detto che doveva consultarsi con gli altri responsabili e poi avrebbero deciso se rimandarli a casa. In ogni caso, avrebbero avvertito i loro genitori dell’accaduto. Fabio guardò l’amico e disse con voce bassa:
“ Si può sapere perché sei tornato indietro razza di idiota?”
Simone aspettò qualche secondo prima di rispondere. Non sapeva nemmeno lui quale fosse stata la ragione di quel suo gesto. Disse la risposta che forse avrebbe dato a qualcuno di esterno che gli avesse fatto la stessa domanda.
“ Tanto che cazzo facevo qui senza di te?”
Fabio sorrise. Poi prese dalla tasca qualcosa e allungò la mano aperta verso l’amico.
“ Sono riuscito a fregare due Kit Kat mentre il grassone rimetteva le cose nella borsa.”

Simone scoppiò in una risata mentre addentava la gustosa barretta di cioccolato. 

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